Blérancourt e il Museo franco-americano
Il Castello di Blérancourt

Blérancourt è un piccolo comune francese teatro di sanguinose battaglie durante la Grande Guerra, nobilitato da un antico castello, nel quale è attualmente ospitato il Museo franco-americano.

Blérancourt è un comune della provincia francese, situato nel Dipartimento dell'Aisne in Piccardia, che conta attualmente poco più di mille abitanti. Poco interessante, si direbbe: il suo aspetto non differisce molto dai paesini circostanti, anch'essi caratterizzati dalle case basse attorniate dai campi, e da qualche edificio importante quale la chiesa e il palazzo del Comune che spiccano nella pianura. Due cose rendono però Blérancourt memorabile: il fatto di essere stato teatro di battaglie sanguinose di cui si ha testimonianza sin dal 593 d.C. e che sono culminate nelle distruzioni spaventose della Grande Guerra, e il suo castello, eretto nel 1612 per volere di Charlotte de Vieuxpont-Gesvres, marchesa di Blérancourt. Blérancourt e il Museo franco-americano

La Marchesa è una «preziosa»: donna istruita e consapevole, convinta del suo ruolo nella società, impiega tutte le sue energie e una consistente parte del suo patrimonio per la costruzione del Castello di Blérancourt, che da qual momento in avanti avrebbe dovuto essere il simbolo dell'unione di due casate nobiliari. Per essere sicura del risultato ne affida la progettazione all'architetto Salomon de Brosse - che aveva appena eretto il Palais de Luxembourg a Parigi - e gli interni allo scultore Barthélémy Tremblai e al decoratore Martin Fréminet. Il castello avrebbe dovuto elevare non solo il prestigio delle antiche casate dei Vieuxpont e dei Gesvres, la famiglia del marito, ma anche quello di Blérancourt e dei suoi abitanti, oggetto della ventennale beneficenza della marchesa.

Lo sforzo profuso viene vanificato dai discendenti: inetti, pieni di debiti o semplicemente attratti da diversi piaceri mondani, trascurano la proprietà provinciale, cedono le statue e i decori più preziosi, finché, nel 1782, vendono il Castello e il parco. La Rivoluzione non migliora le cose: confiscata nel 1792, la proprietà è smembrata e messa in vendita in 42 piccoli lotti. Quel che ne resta viene distrutto quasi completamente dalla Grande Guerra: perché Blérancourt si trova sulla linea del fronte Occidentale, sotto il tiro micidiale delle artiglierie.

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Anne Morgan, la nuova Signora di Blérancourt

Anne Morgan, in Francia dal giugno del 1917 come volontaria, oltre a impegnarsi in numerose attività a favore delle popolazioni colpite, restaura il Castello di Blérancourt e decide nell'immediato dopoguerra che sia sede del Museo della cooperazione franco-americana.

La Primavera del 1917 porta in Europa novità decisive. L'abdicazione dello zar, il 15 marzo, coincide con la formazione di un governo provvisorio e fa temere che la Russia possa uscire dal conflitto mondiale; il 6 aprile gli Sati Uniti entrano in guerra, ma per ragioni logistiche l'arrivo delle truppe non può essere immediato.

Gli eventi internazionali producono mutamenti anche sul fronte occidentale, dove ormai da tre anni Francesi e Tedeschi si danno battaglia: l'imperativo è fare presto, a qualunque costo. I Francesi vogliono profittare del vantaggio psicologico dell'intervento statunitense e guadagnare posizioni prima che i Russi depongano le armi; i Tedeschi chiudere il conto prima dello sbarco degli Americani.

Sul fronte francese, i mesi di aprile e di maggio del 1917 sono caratterizzati da una serie di offensive lungo lo Chemin Des Dames, a pochi chilometri da Blérancourt: oltre 250.000 morti, che non spostano significativamente la linea del fronte e costano il posto al generale Nivelle, sostituito da Pétain.

Blérancourt e il Museo franco-americano Il morale delle truppe francesi è al minimo, gli ammutinamenti giornalieri e la popolazione stremata: così Philippe Pétain ha una idea. Per far sentire alla Francia il sostegno vivo e vero degli Stati Uniti, le truppe americane potranno essere precedute da volontari, che daranno aiuto alla popolazione civile nelle aree più colpite. L'importanza attribuita all'intervento dei volontari americani è in gran parte dovuta dall'impegno profuso dall'American Field Service nei due anni precedenti.

È con questo obiettivo che alcune «Dames Americaines», fra cui Anne Morgan, si imbarcano il 18 maggio 1817 da New York per Bordeaux. Le opere caritative a sostegno della popolazione civile delle zone colpite in Francia e in Belgio sono grandiose: cura dei feriti e degli invalidi, iniziative a sostegno degli orfani, ostelli per i profughi e i rifugiati, fabbriche per far lavorare le donne e dar loro di che vivere, costruzione di alloggi provvisori, e molto altro ancora.

Durante il suo soggiorno in Francia, Anne Morgan rimane affascinata da Blérancourt e dalla storia della Marchesa, antica benefattrice. Alla base vi è una indubbia affinità spirituale: come Charlotte de Vieuxpont-Gesvres, anche Anne Morgan è una donna ricca e istruita, desiderosa di ritagliarsi un ruolo attivo nella società; e, come la Marchesa, intende agire attraverso la beneficenza, la via maestra che permette alle donne del suo livello di assumere compiti organizzativi e ottenere grande visibilità sociale.

Richard Neville Hall (1894-1915) Ma c'è di più. Nel giugno del 1917 Anne Morgan decide che il Comité Americain pour les regions dévastés de la France (CARD) abbia la sua sede in un padiglione del Castello di Blérancourt; lo stemma dell'Associazione reca un grifone, simbolo di prosperità, coraggio, attenzione e rapidità di intervento. Il Grifone è lo stemma della casata dei Gesvres.

Conclusa la guerra, l'interesse di Anne Morgan si concentra sul Castello: che avrebbe dovuto essere, ai suoi occhi, il luogo di elezione per celebrare l'amicizia fra la Francia e gli Stati Uniti in tutte le sue forme.

Nell'agosto del 1919 Anne Morgan acquista a sue spese, rintracciando uno ad uno i proprietari, i lotti di terreno che costituivano l'antica tenuta nobiliare: il parco, i giardini e il Castello, ridotto a un cumulo di rovine. Nel corso degli anni, procede al restauro degli edifici, riprogetta i giardini e la fontana monumentale, fonda un'associazione di Amici di Blérancourt: una delle animatrici sarà Anne Murray Dike, amica intima di Anne Morgan. Il Governo francese premia i suoi sforzi e nel 1925 i padiglioni ricostruiti e il parco ricevono lo statuto di monumento storico.

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Il Museo franco-americano e il padiglione dei volontari americani

Inaugurato il Museo della cooperazione franco-americana nel 1924, Anne Morgan auspica che sia arricchito con memorie e cimeli recenziori: nasce così l'idea del Padiglione dei Volontari americani, che ospita ancora oggi le testimonianze dell'AFS.

Il Musée de la Coopération Franco-américaine viene solennemente inaugurato il 24 luglio 1924 alla presenza del generale Pétain. Nella sua prima fase, il museo ospita collezioni dedicate a celebrare l'amicizia franco-americana nel XVIII secolo, con riferimento a Lafayette e alla Guerra di Indipendenza americana; accoglie anche numerose testimonianze di scambi culturali fra XIX e XX secolo, valorizzando la tradizione e l'esperienza di studio che molti artisti americani avevano fatto in Francia. Successivamente, ad Anne Morgan viene in mente di arricchire il Museo con testimonianze dirette tratte dalla sua esperienza e da quella di altri volontari americani che avevano prestato aiuto in Francia negli anni della Grande Guerra.

Blérancourt e il Museo franco-americano Viene così valorizzata la collezione di fotografie, scattate direttamente da Anne Morgan, che ancora oggi costituisce uno degli elementi di maggiore interesse del museo a livello documentario; e cominciano a essere raccolte le testimonianze dei volontari. Di pari passo con la formazione delle collezioni, anche l'edificio si ingrandisce e procede l'opera di restauro: per oltre un decennio, il coinvolgimento di istituzioni americane e francesi, le donazioni di singoli volontari, molti dei quali appartenenti all'American Field Service o alla Escadrille Lafayette, contribuiscono a restituire al Castello il suo antico splendore. Nel frattempo, anche l'American Field Service era in cerca di un luogo, in Francia o in America, dove ospitare i trofei e le memorie delle sue imprese: dato che gli uffici al "21" erano stati chiusi da tempo, non era facile individuare un luogo adatto.

Blérancourt e il Museo franco-americano «To provide a permanent resting place for our Field Service trophies and records, that they may long bear witness to the high purpose and achievement of the men, now living or dead, who served with the French armies in the American Field Service, is our present hope and task. No suitable or appealing place seems to exist in our own country. In France, there are several. Colonel Andrew and Major Galatti have recently discussed with Mrs. William K. Vanderbilt and Miss Anne Morgan the possibility of our having a room in the Franco-American Museum which they have organized at Blérancourt».
Bulletin of the American Field Service Association, March 1935.

Da tempo, Abram Piatt Andrew e Stephen Galatti si erano dedicati a raccogliere e conservare i ricordi dell'American Field Service: in parte erano stati portati a New York, nella sede dell'Associazione; in parte si trovavano nella tenuta di Andrew, Red Roof, a Gloucester nel Massachussets. Con la consueta energia, Andrew e Galatti avevano studiato tutti i dettagli del progetto; che presto si sarebbe tramutato in realtà grazie alla fattiva collaborazione di Anne Morgan e dei Vanderbilt, William e Anne, sostenitori sin da principio dell'AFS sia dal punto di vista materiale sia dal punto di vista politico.

Negli ultimi giorni di maggio del 1936 il Padiglione dei Volontari Americani («Pavilion of American Volunteers») era pronto: Andrew aveva scelto con Galatti i reperti da inviare e aveva pensato alla loro possibile collocazione. Il 3 giugno 1936 Andrew moriva improvvisamente: il progetto subiva così un improvviso rallentamento e una parziale ridefinizione.

Blérancourt e il Museo franco-americano Le testimonianze in proposito sono concordi e in qualche caso, toccanti. Così scrive, ad esempio, il 9 giugno 1936 William DeFord Bigelow, braccio destro di Galatti, ad Helen Patch, sorella di Andrew: «Both Steve [Galatti] and I know what Doc's [Andrew] wishes and ideas were regarding the proposed Field Service Memorial in France and last Fall spent a week-end with him going over the various collections of our service that he had in his house with the idea of getting them together and sending them over to France when the time came. When you feel like it please don't hesitate to send for me to do anything I can to help carry out any of Doc's wishes or plans».

La morte di Andrew modificò davvero i progetti del Padiglione dell'AFS: uno spazio speciale sarebbe stato dedicato a lui solo, in memoria dell'Uomo e della straordinaria impresa da lui compiuta. Così auspicava Lucy de Maine, una segretaria dell'AFS che aveva lavorato con Andrew al "21"

«What a pity that [Andrew] could not have lived long enough to have seen the Field Service Museum, which meant so much to him, become a reality. For those of us who will in all probability have a part in the carrying out of his plans, it has become a high duty to try to make the Museum not only a fitting memorial to the American Field Service, but a personal memorial to Colonel Andrew».

La lettera, indirizzata a Helen, fu scritta e spedita il giorno stesso della morte di Andrew: è quindi ragionevole credere che sia stata Lucy de Maine a ispirare, per prima, quell'idea.

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Le Collezioni dell'AFS a Blérancourt

Il "Giardino della Memoria" e il "Padiglione dei Volontari americani" custodiscono numerose e significative memorie dell'American Field Service, con particolare riferimento alla Grande Guerra.

Blérancourt e il Museo franco-americano A sottolineare il fortissimo legame fra l'azione dei volontari dell'American Field Service e l'antico rapporto di amicizia che unisce Francia e Stati Uniti, il Pavilion of the American Volunteers fu inaugurato l'11 settembre 1938: l'undici settembre, una data che oggi è associata ai tragici eventi del 2001, ma che allora commemorava l'eroico comportamento tenuto da Lafayette durante la battaglia sul Brandivino e simboleggiava l'amicizia fra due Nazioni.

Blérancourt e il Museo franco-americano Numerose testimonianze permettono di ricostruire l'aspetto originale delle collezioni dell'AFS depositate nel Museo, così come erano il giorno dell'inaugurazione: dal 1938 ad oggi, in effetti, non molto appare mutato dal punto di vista della quantità dei reperti. Fra le aggiunte più significative, vale la pena di menzionare la sala dedicata alle memorie della Seconda Guerra Mondiale e il busto di Stephen Galatti, collocato nel museo dopo la sua morte, l'11 ottobre 1969.

Le prime testimonianze relative all'American Field Service si trovano però all'esterno del museo vero e proprio, nel Jardin du Souvenir («Memorial Gardens»): dove si erge il monumento commemorativo ad Abram Piatt Andrew, costituito dal busto in bronzo del Fondatore, ritratto nell'uniforme di servizio, e da sei pannelli scolpiti a bassorilievo che riassumono l'attività dell'AFS. Il monumento è opera dello scultore Walter Hancock, presente alla cerimonia di inaugurazione. Il testo dell'epigrafe, posta nel blocco che sorregge il busto, riepiloga con efficacia i sentimenti di Andrew verso il popolo francese e il significato profondo della sua opera:

«PIATT ANDREW, 1873-1936. He created the American Field Service. He directed its activities in France. When peace came he said the Field Service volunteers themselves gained far more than the wounded poilus from the work which they performed in serving with the armies of France. They enjoyed a privilege the memory of which will remain not only a cherished heritage but a living influence».

Un altro particolare di questo giardino non è privo di significato per la storia dell'AFS: il magnifico filare di pioppi che fronteggia tuttora il monumento di Andrew ricorda il quadro che l'ambulanziere e pittore Waldo Pierce dedicò ai caduti dell'AFS, che si trova esposto nel museo . Sotto i pioppi, proprio di fronte al monumento di Andrew, si elevava una lastra di marmo contenente i nomi degli ambulanzieri dell'AFS caduti nel 1914-1917.
Blérancourt e il Museo franco-americano Ci sono solo i nomi: ma le storie di questi ragazzi, morti nella Grande Guerra mentre prestavano servizio, sono note e commoventi. Il primo, Richard Neville Hall, ucciso in servizio la notte di Natale del 1915; il meno fortunato, Edward Joseph Kelley, caduto durante la sua prima missione, sei giorni dopo aver raggiunto la sua unità; il veterano, Henry Enlington Montgomery Suckley, ferito mortalmente il 18 marzo 1917 in Albania, dopo aver prestato due anni di servizio nell'AFS, e capace di affrontare una lunga agonia con eroica fermezza; e ancora, Harmon Bushell Craig, ferito gravemente a una gamba, rifiutò di ricevere le cure prima di aver portato in salvo i feriti francesi: emulo di Lafayette sul Brandivino, ma meno fortunato, dato che non sopravvisse alla grave emorragia.

La totalità dei ricordi e dei cimeli provenienti dalle Collezioni dell'AFS era ed è esposto in alcune sale, ricavate nelle fondamenta del Castello, in uno spazio che si trova sotto il livello del suolo.
La prima sala, la Ambulance Room, deriva il suo nome dalla presenza, al centro, della caratteristica ambulanza dell'AFS, la Ford leggera modello T. Ma non è certo l'unico reperto degno di nota: nella sala si trovano esposti gli emblemi delle sezioni dell'AFS, l'uniforme di Piatt Andrew, una copia della lettera del Generale Joffre, il proiettore con cui è stato girato il film Our American Boys del 1916, numerose fotografie e disegni, opera di Waldo Pierce.
Blérancourt e il Museo franco-americano Proseguendo la visita si giunge alla Rue Raynouard Room, che custodisce le memorie sul "21" il Quartier Generale di AFS a Parigi. Fra le testimonianze più interessanti le fotografie, che ritraggono uomini e mezzi dell'AFS nel Quartier Generale, e la collezione di libri dedicati ad AFS fra i quali spicca l'edizione privata, curata da H.D. Sleeper, delle lettere di Andrew del 1916.

Blérancourt e il Museo franco-americano

Mentre il monumento ad Andrew nei Memorial Gardens e i reperti conservati nelle prime due sale sottolineano le opere di pace dell'American Field Service, il Corridoio appare invece dedicato alla militarizzazione di AFS, in particolare dopo l'entrata in guerra degli Stati Uniti. Molto interessanti sono le testimonianze relative alla Réserve Mallet, che comprendono non solo fotografie, ma anche materiale di propaganda. Medesimo spirito anima la sala dedicata alla Escadrille Lafayette: benché i rapporti con l'AFS non siano del tutto chiari, alcuni reperti presenti nella stanza confermano il fatto che alcuni volontari AFS abbiano fatto in seguito parte della squadriglia aerea. Blérancourt e il Museo franco-americano Henry Sweet Jones, volontario AFS nella unità 1, appare ritratto in due foto prima alla guida della sua ambulanza e poi accanto a un aereo. La parte più interessante dei reperti è ancora una volta costituita dalle fotografie: che rievocano storie e particolari altrimenti dimenticati; volti, esperienze e testimonianze che altrimenti non sarebbero entrati nella storia.

Conclude la visita la sala che raccoglie alcuni cimeli della Seconda Guerra Mondiale (The World War II Room): si tratta obiettivamente di materiale scarsamente rilevante rispetto al resto delle testimonianze; perché, se è vero che l'AFS ebbe un ruolo importantissimo portando la sua esperienza su numerosi ed esotici scenari bellici, la sua attività in Francia risultò forzatamente limitata alle poche settimane che separarono l'arrivo dei volontari all'occupazione di Parigi (maggio-giugno 1940).

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